Nel gennaio del 2013, il Teatro Carlo Felice di Genova ha proposto un «classico» del teatro d'opera moderno, e non sembri un ossimoro.La regia e le luci di questo collaudato spettacolo sono di Henning Brockhaus, le scene del grande Josef Svoboda, maestro di astratta visionarietà . Un mondo ferrigno, essenziale, a metà tra un simbolico e suggerito medioevo e l'espressionismo, con proiezioni oniriche e inquietanti, oscure, presenze ultraterrene.
Nel cast si segnala la presenza di Maria Guleghina, il soprano ucraino che ha fatto della Lady, vero motore drammatico dell'opera (e del dramma shakespeariano cui il libretto di Francesco Maria Piave si ispira), uno dei suoi cavalli di battaglia, con la sua voce potente, dai baluginanti riflessi metallici, ma anche capace di sottili espressività .
Al suo fianco la rocciosa presenza, nel ruolo del titolo, del granitico baritono georgiano George Gagnidze, attivo sulle principali ribalte internazionali, che assicura una resa costante e sicura al personaggio di Macbeth, uno dei più complessi e affascinanti, sia musicalmente che teatralmente, della produzione verdiana.
Da sottolineare nei panni di Banco, la prestigiosa presenza del grande basso Roberto Scandiuzzi, una delle più autorevoli voci di questo registro vocale, e non solo tra gli interpreti italiani.
Sul podio dell'Orchestra del Carlo Felice, il talento del giovanissimo (26 anni) Andrea Battistoni, uno dei nomi emergenti del podio di questi ultimi anni, già attivissimo sin tutti i teatri maggiormente di rilievo, perlomeno in Italia. Battistoni assicura al capolavoro verdiano una lettura pulsante e vitalistica.
Macbeth è da vedere perché: Uno spettacolo visivamente di grande interesse, con interpreti di rilievo e una bacchetta da scoprire